A Leone Gambetta si sono sempre attribuite molte frasi ed un pallone.
Cominciamo dal fatto del pallone che di per sè basterebbe per un blockbuster cinematografico, se il cinema non si interessasse di facezie. Curioso è il fatto che le Petit Larousse Illustrè del 1911 non citi l’episodio dell’aerostato come proditoriamente il Melzi fa:
“Deput. di Marsiglia si presenta alla Camera con un programma proprio, ed alle sue idee parvero dar ragione gli avvenimenti del ’70. In quella fatal epoca, egli ebbe sopra di sè l’attenzione di tutta la Fr. Uscì, in pallone, da Parigi assediata, per correre nelle prov. ad organizzare le resistenza contro i Pruss.”
Interessante notare come la fatal epoca del Melzi del 1922 (Il nuovissimo) diventa in quest’anno nel Melzi del 1951 (Il novissimo) come a dire che il tempo per dotte fantasticherie è finito. Il 7 ottobre del 1870, la mattina presto, Leone Gambetta lascia Parigi assediata, in pallone aereostatico per tentare di raggiungere Tours dove si è insediato il governo provvisorio. Il pallone Armand Barbès lo aspetta in place Saint-Pierre a Montmartre. Il suo segretario Spuller l’accompagna. La nebbia che avvolge la collina di Parigi si dissipa a poco a poco fino al momento del “lâchez tout” quando risplende il sole. Alle dieci in punto il pallone lascia il suolo parigino al grido di “Vive Gambetta! Vive la République!”
Nei suoi ritratti apparirà sempre di profilo sinistro (per via di un incidente perdette la vista dall’occhio destro, occhio che in seguito gli venne rimosso), la sua eloquenza era celebre e le sue frasi altrettanto anche se le Petit Larousse non ne cita nemmeno una.
Il Melzi si, sua è la parola storica “La Revanche”, il famoso dilemma “O sottomettersi, o dimettersi” e nel Melzi del 1951 ne fu aggiunta una terza; “Pensarci sempre e non parlarne mai” riferita al movimento per il ricupero dell’Alsazia-Lorena. Ma, se proprio ne vogliamo aggiungere una quarta, applicabile tout-court all’italietta di oggi, eccola:
“Le Cléricalisme? Voilà l’ennemi”