Sinfonia d’autunno, bel titolo, il flauto dolce contralto utilizzato da Händel, la scoperta di un mondo e di due film (che fine ha fatto baby Jane mi chiedo, patologia del cinema italiano credo) Ken Loach ed un film sincero, Cannes ed i sensi di colpa delle giurie corrotte dalla decadenza del cinema (ti premio ma togliti dalle palle per un po’) e così Daniel Blake è misurato, reale, un po’ triste, neorealista in grigiocolore mi chiedo poi se abbiamo bisogno di un cinema misurato, meglio i nostri 7 minuti, Michele Placido ed il suo lavoro attento (sic), cinema misurato anche questo ma per far piacere ai capitali dei finanziatori, d’altronde non vedo come uscirne, tutto fuori dalle righe, il finto romano, il finto dialetto l’identificazione del topos deformando la realtà, allora meglio l’immensa Rina Morelli che doppia Bette Davis e Lydia Simoneschi che doppia Joan Crawford (a questo punto il film lo posso anche sentire). La natura mistificatoria ed indiscriminatamente reazionaria del film, l’utilizzo di attrici-non attrici, cantanti fintamente impegnate, la volontà di un film distrattamente politico, il ricordo di Godard e delle immagini necessarie, la visione disattenta.
L’Italia farà da sé, penso fascistamente convinto, mentre sprofondo nella poltrona nella visione de I Compagni di Monicelli.