Combray

Rimuginar cultura

In Art, Books, Cinema, Cronaca, Cultura, Letteratura, Libri, News, Poesia, Politica, Uncategorized on 29 aprile 2018 at 08:07

les baxter_BN

La moka friggeva sul fuoco mentre distrattamente gettavo l’occhio sullo gnomone della mia meridiana che, come in tutti i giorni di pioggia, indicava un futuro incerto.

Non mi chiesi neppure se una moka potesse friggere o semplicemente l’espansione del vapore saturo costringesse l’acqua a salire per l’imbuto, unica sua via d’uscita.

Tuttavia il caffè uscì, mentre l’annunciatrice del tg1 (o dovrei chiamarla giornalista ma non ho mai appreso con chiarezza certi meccanismi) lanciava l’ultimo servizio in cui avrei finalmente conosciuto un tale di nome calcutta, nuovo cantautore italiano il cui futuro era certamente più roseo del mio.

E così, mentre biascicavo la mia solita caramella anti-catarrale di mezza sera, volli essere moderno ed ascoltai quello che il buon mollica, ormai mio grande amico, aveva da dirmi.

Innanzitutto calcutta, con mio grande stupore, era un nome d’arte. L’artista veniva da Latina ed era uno dei cantautori più amati della scena musicale italiana. Inoltre era già affermato come autore in quanto la crema degli artisti italiani come j-ax, fedez, nina zilli e francesca michielin aveva portato al successo molti dei suoi testi.

Poi la breve intervista in cui il novello Omero si lasciava trasportare dal calcutta-pensiero: “Io penso di stare bene principalmente, di trovare no, un momento durante la giornata in cui sono felice di quello che faccio”.

Ebbi un leggero annebbiamento sensoriale che non mi permise di captare il resto, forse la complessità del suo pensiero cozzava con le velleità del mio, inoltre verso la fine mon ami mollica mi prese anche per il culo dato che citò i due singoli appena usciti di calcutta che si chiamavano Pesto e Orgasmo (credo non fosse vero in quanto nessuno intitolerebbe delle canzoni con dei nomi così idioti).

Scatarrai così violentemente per terra, come i vecchietti di Bar Sport di Stefano Benni. Le caramelle anti-catarrali non avevano sortito nessun effetto e mi ritirai in camera da letto.

Rimuginai sulle conseguenze sociali di certi atti, volli essere benevolo con le forze capitalistiche che annacquavano la cultura riducendola ad una strategia culturale da reprimere.

Sognai così un mondo migliore in cui io, appena nominato responsabile dei servizi culturali del tg1, davo un calcio in culo a calcutta e recensivo, in una tiepida serata primaverile, Calcutta di Les Baxter the only King of Exotica.

Fu solo un sogno. Il giorno dopo mi recai dal mio droghiere di fiducia dove, con vibrante protesta, misi in dubbio l’efficacia delle sue caramelle.

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