Di Carlo Hagenbeck si è sempre parlato e scritto poco. Quale migliore occasione delle vacanze estive per immergersi nella lettura di Von Tieren und Menschen (Io e le belve) nella pregevole edizione del Dott. Riccardo Quintieri di Milano edita nel 1910, con 150 illustrazioni dal vero. In un epoca fintamente moralistica nei confronti degli animali, la lettura del libro risulta avvincente ed educativa, ristabilisce distanze e misure, fottendosene del politicamente corretto propinatoci oggi in tutte le salse da tv e giornali.
L’utilità del libro è indubbia. Chi di noi per un attimo non ha sognato di avere un formichiere in giardino che scorrazza liberamente, facendo schiattare d’invidia i vicini? Si, ma cosa mangia un formichiere in assenza di un formicaio? E’qui che il buon Carlo mi aiuta con le sue memorie di domatore e mercante. Nel marzo del 1864 acquista vicino Southampton un formichiere che da Londra partirà in battello per Amburgo. L’alimentazione del mammifero sdentato, che il Melzi mi assicura nutrirsi esclusivamente di formiche, consiste in otto uova crude e una libbra di carne battuta. Per bevanda una ciotola di latte rigorosamente caldo. Questo fino a che il raro animale non viene venduto allo zoo di Amburgo dove la sua alimentazione varia leggermente. Scrive infatti Carlo Hagenbeck:
“Frattanto avevo abituato il formichiere ad un cibo speciale, consistente in latte bollito che gli veniva dato la mattina e la sera, mentre a mezzogiorno gli si davano quattro uova crude e mezza libbra di carne. Con questo cibo l’animale prosperò assai, e fu per molti anni ammirato come la più bella rarità del giardino zoologico di Amburgo.”
L’utilità del volume diventa quantomai preziosa in presenza di coliche di elefanti. Nel 1866, a Vienna, era arrivato uno dei viaggiatori della famiglia Hagenbeck con un carico di sette elefanti da trasportare in treno fino ad Harburg. Nei pressi di Norimberga, Carlo Hagenbeck si accorge che gli animali hanno una colica dovuta alla mancanza di moto. Carlo fa staccare i vagoni a Norimberga, fa scendere gli elefanti e li porta a passeggio per la stazione per un paio d’ore. I pachidermi, liberatisi dei loro affanni, vengono fatti risalire sui vagoni. Il cazziatone che seguirà da parte del capostazione di Norimberga diventerà famoso come il processo e la vergine. La stazione è trasformata in un letamaio, Carlo si accollerà tutte le spese per la pulizia delle banchine.
Ma non è tutto. La passeggiata da sola non bastò per una guarigione completa. Fu necessario recarsi in città per comprare alcune bottiglie di buon rhum e qualche libbra di zucchero. Con questi ingredienti Carlo Hagenbeck preparò un forte grog che fu fatto bere agli elefanti che si ristabilirono prontamente. Tutti ad eccetto di uno, infatti: “Ma uno degli elefanti, che forse aveva bevuto troppo liquore, cominciò a fare stranezze: urtava i suoi compagni e prendeva me a calci. Per lui preparai un extragrog, sicchè si ubbriacò del tutto. Si buttò giù per sei ore, finchè dormendo svanì la sua ebbrezza.” Ancora oggi, se capitate nei pressi di Norimberga nelle fredde sere d’inverno, vi verrà servito come rinforzino un boccale di Extragrog Hagenbeck in ricordo dei tempi che furono.