Vivi Gioi è Grace, commessa che lavora nei grandi magazzini in una imprecisata città americana dove vige una regola ferrea: il divieto di sposarsi da parte delle commesse pena il licenziamento.Le ragazze che vi lavorano risiedono in un gineceo-palazzo dove è vietato agli uomini entrare.
Grace divide il suo appartamento con Fanny (Lilia Silvi) impiegata come cassiera in un ristorante. Amedeo Nazzari è Phil, violinista squattrinato che si introduce nel gineceo spacciandosi per un tecnico della società dei telefoni. All’appartamento 316 sesto piano, c’è l’apparecchio guasto ma anche Grace sua nuova fidanzata. Accolto dall’esclamazione “Un uomo!” da parte delle ragazze che giocano nel corridoio, Phil fa la conoscenza dell’austera e severa direttrice dell’alloggio la signora Agnes (Lia Orlandini).
Phil dopo non aver riparato il telefono, rimane a cena da Grace e Fanny ma viene scoperto dalla direttrice che decide che Grace l’indomani lascerà l’appartamento. A questo punto Fanny per salvare l’amica, fa credere alla signora Agnes che Phil è il suo fidanzato che a breve sposerà. La soluzione per il pasticcio può sembrare assurda ma non è così. Fanny e Phil si sposeranno per poi divorziare e permettere a Grace coronare il suo sogno d’amore senza perdere l’impiego. Fanny si mette al lavoro per la lista di nozze mentre la direttrice si intrattiene allegramente con il futuro sposo.
Il matrimonio tra Phil e Fanny è avvenuto (non si sa dove nè con quale rito, ma questo è secondario) e siamo al ricevimento. Non dimentichiamoci che l’ambientazione è americana per cui si mettono alla berlina certi comportamenti leggeri quali la semplicità nell’ottenere il divorzio, la sontuosità pacchiana delle portate del pranzo ed un certo ottimismo di fondo nella vita che in Italia, in tempo di guerra, non si respira. La fine del film vedrà trionfare l’amore fra Phil e Fanny e la rinuncia a tutti i propositi di divorzio precedentemente concordati.
La semplicità della trama unita ad un intreccio inverosimile tipico del cinema dei telefoni bianchi (cinema che il buon Gian Piero Brunetta si sforza di definire Cinema Déco) viene guidato magistralmente da Nunzio Malasomma non a caso uno dei maggiori registi di quegli anni. Amedeo Nazzari troppo spesso sottovalutato è qui all’apice della popolarità, mentre Vivi Gioi, nome d’arte di Vivien Trumphy, svolse una fitta carriera nell’ambito del cinema dei telefoni bianchi. Di una bellezza cosmopolita ed americana che poco aveva di italiano, venne ingiustamente messa da parte nel dopoguerra recitando in film minori, ma svolgendo nel contempo un’ intensa attività teatrale con le maggiori compagnie dell’epoca.
Vi rimando come sempre su You Tube per alcune sequenze che ho caricato.