Capita a tutti nella vita di arrivare con un attimo di ritardo. Un treno perduto, un appuntamento mancato, un futuro che poteva essere diverso. Il rimpianto più grande opprime la nostra esistenza e ci rende infelici, consapevoli di essere granelli di sabbia spazzati dal vento. Pochi i motivi per cui vale la pena vivere, al famoso elenco di Woody Allen aggiungerei Giovanni M. a torso nudo sulle Tre Cime di Lavaredo.
Tanti i motivi di rammarico, come quella volta che mi soffiarono il numero uno dei Fantastici Quattro per duemilacinquecento lire. Ricordo che non era una bancarella di fumetti, cianfrusaglie varie e qualche scatola di libri per terra. Mi accovacciai come mio solito per rovistare, di fronte a me un ragazzo più o meno della mia età. Lo trovò quasi subito, è probabile che io l’abbia anche toccato. Poi chiese il prezzo, pagò soddisfatto e andò via. Lo odiai da subito, analizzai minuziosamente la mia vita nelle ultime ventiquattrore. Pochi secondi prima e sarebbe stato mio, dove avevo perso tempo; lavandomi i denti, facendo colazione, dormendo dieci minuti in più. Anni dopo lo pagai mille lire, un po’ ridotto male ma integro. Non fu la stessa cosa. Ancora oggi quando l’ho in mano e lo sfoglio ripenso ad altre occasioni perdute.
Epifaniche dissolvenze mi scuotono all’alba, bancone di libri a un euro, mi sporgo, sono alto e arrivo al centro dove non tutti possono, l’ho in mano. Immagino sia un libro russo i caratteri sono in cirillico, il testo è corredato da una quindicina di foto di squadre di calcio, intuisco Spartak Mosca e Dinamo Mosca. Foto in bianco e nero anni “50-“60 circa. Indeciso lo poso, lo riprendo, ripasso dopo…Ancora oggi ripenso a come potrebbero essere state diverse le mie serate con quel libro. Io, che in smoking sorseggio il mio solito cocktail dopo cena snocciolando a memoria la formazione dello Spartak Mosca del 1956.
L’altra bancarelle è stretta e lunga, forma una semicurva. La aggredisco in derapata. Le tavole di legno sono un po’ basse, scomodo, ma intuisco che c’è qualcosa. E’ incellofanato da quarant’anni, strano penso, già esisteva il cellofan, o si dice cellophane? Il formato è ampio, è brossurato, un incrocio fra un comic book e Sorrisi e Canzoni. Un euro per la storia di Massimo Inardi, le sue vittorie a Rischiatutto e la sua memoria prodigiosa. Ero piccolo ma lo ricordo pingue, bonario, sorridente. Partecipò a Rischiatutto per comprarsi un impianto stereo, appassionato di musica classica e di parapsicologia, venne accusato di leggere nella mente di Mike Buongiorno le risposte. Leggere nella mente di Mike, strano paese il nostro. E’ il cellofan, intanto mi sono documentato si può dire in entrambi i modi, che mi frega. Vorrei sfogliarlo ma questa specie di preservativo me lo impedisce. Potrei chiedere al tizio della bancarella di scappucciarlo ma non oso. Spesso questi personaggi sono intrattabili e violenti ma non tutti, i bouquinistes sul lungosenna sono gentili. Ricordo che mi allontanai a testa bassa, frustrato, con un euro in più in tasca ma profondamente infelice per le nequizie del mondo. Come Balzac, anch’io avevo perduto qualcosa.