Nella definizione parziale dei vari fenomeni artistici che pullulano il mio cervello, ho sempre pensato che un attore rappresentasse il modus poeticus che unisce la grama vita di tutti i giorni con la cultura.
La penosa condizione del cinema italiano contemporaneo, vede i principali protagonisti di questo turpe carrozzone impegnati nella realizzazione dello spot pubblicitario più idiota. Tralascio per pietà Stefano Accorsi che parla di un automobile così come Proust (mi perdoni sin d’ora il maestro) descrive La veduta di Delft di Vermeer, ma cosa dire di Silvio Orlando e Pierfrancesco Favino che tessono incomparabili lodi al pacchetto tuttocompreso di Champions League?
Premetto che nulla so della loro situazione economica personale, per cui è probabile che in determinati frangenti della vita ognuno di noi sia costretto a scendere a compromessi ma se così non fosse; Pierfrancesco dai cos’è la magica, tu sei un attore la scelta delle parole è fondamentale per il tuo mestiere e poi baciare una bandiera suvvia non ti hanno mai insegnato che le bandiere non si baciano e che il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie, come saggiamente dice il colonnello Dax in Orizzonti di Gloria citando Samuel Johnson?
E tu Silvio, spaparanzato sul divano che analizzi con sagacia la bellezza di una partita in alta definizione, ricordati di come Roberto Rossellini girò Roma città aperta: senza pellicola, con Cinecittà diventata campo di concentramento per profughi ed il teatro di posa improvvisato in un vecchio padiglione utilizzato per le corse dei cani.
Eppure ancora oggi vedendo quel film mi dimentico persino dei danni che avete fatto in questi anni al nostro cinema.