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Dax e bandiere

In Cinema, Cultura, Letteratura, Libri, News, Poesia, Politica on 29 giugno 2014 at 07:42

Dax e bandiere

Nella definizione parziale dei vari fenomeni artistici che pullulano il mio cervello, ho sempre pensato che un attore rappresentasse il modus poeticus che unisce la grama vita di tutti i giorni con la cultura.

La penosa condizione del cinema italiano contemporaneo, vede i principali protagonisti di questo turpe carrozzone impegnati nella realizzazione dello spot pubblicitario più idiota. Tralascio per pietà Stefano Accorsi che parla di un automobile così come Proust (mi perdoni sin d’ora il maestro) descrive La veduta di Delft di Vermeer, ma cosa dire di Silvio Orlando e Pierfrancesco Favino che tessono incomparabili lodi al pacchetto tuttocompreso di Champions League?

Premetto che nulla so della loro situazione economica personale, per cui è probabile che in determinati frangenti della vita ognuno di noi sia costretto a scendere a compromessi ma se così non fosse; Pierfrancesco dai cos’è la magica, tu sei un attore la scelta delle parole è fondamentale per il tuo mestiere e poi baciare una bandiera suvvia non ti hanno mai insegnato che le bandiere non si baciano e che il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie, come saggiamente dice il colonnello Dax in Orizzonti di Gloria citando Samuel Johnson?

E tu Silvio, spaparanzato sul divano che analizzi con sagacia la bellezza di una partita in alta definizione, ricordati di come Roberto Rossellini girò Roma città aperta: senza pellicola, con Cinecittà diventata campo di concentramento per profughi ed il teatro di posa improvvisato in un vecchio padiglione utilizzato per le corse dei cani.

Eppure ancora oggi vedendo quel film mi dimentico persino dei danni che avete fatto in questi anni al nostro cinema.

Cobalto scaduto

In Cinema, Cultura, Letteratura, Libri, News, Poesia, Politica on 1 giugno 2014 at 09:29

cobalto scaduto

Il 14 febbraio 1977, la mummia di Ramses II venne presa in cura in non so quale ospedale di Parigi. Per curarla si impiegò del cobalto che in quegli anni si diceva facesse un gran bene, penso per i reumatismi.

Diletti oziosi direte voi, non sapendo che la mia strategia proletaria mi porta spesso a parlare della centralità operaia nella fruizione dell’oggetto cinema. In realtà se l’oggetto cinema si riduce a Fausto Brizzi e Virzì, allora temo che all’interno di una chiara logica capitalistica devo rifugiarmi nel caro Nunzio Malasomma.

L’odiosa prassi di ridoppiare film classici per farne edizioni in dvd più appetibili per la massa, corre il rischio di far parlare Humprey Bogart con la voce di Pino Insegno o di Gerry Scotti. Quando il pubblico sente una voce amica si appassiona, non male sarebbe allora far doppiare Nikolaj Čerkasov in “Ivan Groznyj” da Scamarcio o peggio da Mastandrea, che forse ignora il lento ed inesorabile voltarsi del grande attore sovietico per osservare la popolazione russa che in sterminate file muove al convento dove Ivan si è ritirato.

Ecco perchè nel panorama sclerotizzato del penoso cinema italiano di oggi, l’opera prima di Nestore Giavazzi appare come fresca rugiada di aprile. La storia degli ultimi giorni di quel grand’uomo che fu Wurtz Schopwzpe, si incastra magistralmente con gli ultimi giorni della repubblica sociale mettendone in evidenza le contraddizioni populistiche.

Da un lato la storia d’amore di Wurtz e Marta che si dipana agevolmente rispettando lo spettatore, relegandolo all’interno di quel “terzo fronte” che Lukaks ben descriveva nel suo bel saggio “Populismo e pornopopulismo fin de siècle”, dall’altro lo spirito rivoluzionario di un epopea oserei dire finita mestamente nella merda. Ma se Godot de Mauroy fornisce un domicilio falso per mettersi in salvo, nulla potrà contro gli sgherri di sir Williams O’Neary che lo inseguiranno fino all’inferno.

Ottima la colonna sonora di Marcel Beaupreau su cui spicca il brano “Uggioso trastullo” cantato dal mezzo-soprano Pina Kergaz mentre è in bagno.