Mi ero illuso ancora una volta. Pensavo in periodo di triduo (strano, qualche anno fa questa buffa parola non si usava) pasquale anche i detentori di diritti cinematografici fossero più buoni.
Così ieri mi metto alacremente al lavoro per caricare su YouTube un film che pensavo fosse sicuro, e cioè “Prima Comunione” di Alessandro Blasetti, un film del 1950. Preparo con certosino amore i miei file compressi in .avi con codec XviD (il migliore ragazzi, il migliore) e poi uploado (orribile termine, chiedo venia ma se lo meritano) su YouTube la prima parte fiducioso. Ora uploadare su internet non è come downloadare, per cui con una connessione normale ADSL, per caricare sul tubo 15’ di filmato ci vuole circa un ora (con i miei parametri di compressione naturalmente).
Insomma una volta caricata la prima sequenza, vado per cercarla e non la trovo. Entro nel mio account nuovo (a proposito di Epifanies si tratta) e scopro che il suddetto video è bloccato a livello globale dalla Gaumont, che ne detiene i diritti. Già il termine “globale” è ridicolo e mentre mi viene da mormorare “globale un cazzo”, la mia memoria ha uno sfiorito sussulto, e ricordo il film essere una coproduzione italo-francese che vedeva come moglie di Aldo Fabrizi, un’attrice francese degli anni ‘30, Gaby Morlay.
Infatti il film bloccato ha per titolo “Sa majesté monsieur Dupont” che poi è il titolo che i transalpini diedero al film. Di botto scopro che i francesi probabilmente sono più fiscali di noi, per cui l’idea che avevo su di un lavoro sul realismo poetico di Carnè, Renoir e gli altri viene sepolta come il reattore di Chernobyl.
Ma ho un’illuminazione improvvisa. L’unica soluzione per risolvere questo doloroso impasse è quella di caricare il cinema italiano degli anni ’30-’50 su YouPorn, che sicuramente non ha il costosissimo software per il riconoscimento dei contenuti che ha YouTube. Comunque la recensione ieri l’avevo scritta, è qui sotto, mi dispiace solamente che non potete vedere il film.
E’ Pasqua e la figlia del Cav. Carlo Carloni deve fare la comunione. Questo di per se lieto evento, sarà la causa di tragicomici avvenimenti dovuti al vestito della bambina perso e ritrovato. Alessandro Blasetti ne è il regista, il soggetto è di Cesare Zavattini, l’attore protagonista Aldo Fabrizi.
Il film si apre con la voce di un giovane Alberto Sordi che canta una canzoncina pasquale e con il complesso sogno del Cav. Carloni: una donna, la vicina di casa signora Ludovisi (Ludmilla Ludarova), la scuola guida, un bombardamento in tempo di guerra. Il risveglio, il cortile interno sul quale si affaccia la camera di Carloni che ha come dirimpettaia la signora Ludovisi, l’anziano e patriottico Ernesto Almirante caratterista di mille film e lo spazzino senza nome che il commendatore prima o poi farà sfrattare per ampliare i suo appartamento.
Tutto è pronto in casa Carloni, ma il vestito non arriva per cui toccherà al cavaliere avventurarsi con l’auto nuova per le vie di Roma alla ricerca della sarta che non ha ancora consegnato il vestito. Per le scale sarà Aldo Silvani a consigliare ad Aldo Fabrizi di bagnare le scarpe per evitare quel fastidioso rumore. Ma sono i bambini, come in molti altri film di Zavattini, ad essere protgonisti involontari della vicenda, strattonati, vestiti a forza, condotti in chiesa e vessati per tutto il film dai loro genitori. Il Cav. Carloni dal canto suo è il classico italiano borghese del primo dopoguerra, arrogante e classista, odia i poveri da cui forse proviene, litiga con i facchini di un camion, con i vigili che lo hanno fermato e con la sarta in ritardo con la consegna. Riesce a far suo il vestito, ma l’auto è in panne, bisticcia con un signore su un taxi e decide quindi di tornare a casa in autobus.
Ma è qui che lui lo attende colui che nessuno di noi vorrebbe mai incontrare in un giorno di festa su di un mezzo pubblico, l’uomo con la bombetta, uno strepitoso ed incommensurabile Enrico Viarisio che proferisce con ampio gesto della mano, dopo un omerica litigata sopra un autobus strapieno, l’ offesa mortale per qualunque italian citizen: “Cornuto!” Il parapiglia è caotico, Carloni scende dall’autobus posa il pacco con il vestito in un edicola e chiede ad un ignaro signore zoppo di far la guardia. Poi l’incontro con il vigile (Dante Maggio) a cui chiede di fermare il traffico per ritrovare l’ uomo in bombetta. La sequenza che segue è neorealisticamente zavattiniana con lo zoppo, reo di aver rubato il pacco, inseguito da preti in svolazzanti abiti talari e muratori in canottiera.
Poi il triste ritorno a casa a mani vuote e la subdola richiesta allo spazzino vicino di casa di barattare l’abito di sua figlia con soldi ed un paio di scarpe nuove. Dopo vani tentativi di adattare per la bambina un vestito della signora Ludovisi e quello di ritardare la cerimonia in chiesa, sarà “il zoppo” allora ancora non politicamente scorretto, a riportare il vestito per il lieto fine del film che vedrà anche il pentimento del Cav. Carloni che esclamerà con veemenza alla moglie Maria (Gaby Morlay) in un momento di sconforto: “Io sono un porco!”
In breve, qui abbiam Blasetti e Zavattini che forse non so, magari è possibile, farebbero recitare decentemente anche Bisio ed Abbatantuono (ma non ci credo) perchè è chiaro che i due di cui sopra scomparirebbere accostati a Lauro Gazzolo ed Aldo Silvani (quest’ultimo poi venne chiamato soltanto per salir le scale). Taccio poi sull’ eclettismo del Blasetti, sulla sua conoscenza del cinema, e sull’utilizzo virtuoso di numerosi caratteristi/attori italiani in contrapposizione al cinema neorealista che li rifiutava anche come protagonisti. La sfilza di costoro risulta in questo film impressionante, da Enrico Viarisio a Dante Maggio, da Lauro Gazzolo ad Ernesto Almirante, da Aldo Silvani ad Amalia Pellegrini, da Carlo Romano a Silvio Bagolini. Il film non ebbe il successo sperato anche per via del titolo che, per opposti motivi, allontanò dalle sale sia laici che cattolici.