Combray

Cronaca di un critico decentrato

In Art, Books, Cinema, Cronaca, Cultura, Letteratura, Libri, News, Poesia, Politica, Uncategorized on 10 novembre 2018 at 09:25

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I babbioni di “Cinema nuovo” storcevano il naso e parlavano di «favola folkloristica»

Accadde così che tutte le mie certezze di operaio-cinefilo-solitario crollarono come un castello di carte di sabbia, costruzione come potete immaginare fragilissima. Un tale di nome Alberto Pezzotta improvvisamente mi fece capire quale bizzarra sciarada (cit.) fosse la mia preparazione in fatto di cinema, e di come il tempo sottratto al sonno ed al riposo sarebbe stato impiegato meglio se effettivamente avessi dormito e riposato.

Eppure in cosa avevo sbagliato? Il turbinio di idee confuse e rassegnate mi illuminò la strada, male avevo fatto a credere nel cinema come l’arma più forte (cit.) forse arma lo era stata ma non oggi, dove i babbioni di FilmTV si permettevano di dare del babbione (secondo il Nuovissimo Melzi nell’edizione dell’ottobre 1922 s.m. scioccone; bestione) a Guido Aristarco e Renzo Renzi che per la loro storia personale e per la loro onestà intellettuale credo non se lo meritassero.

La loro rivista era fortemente ideologizzata, molti giudizi sono sicuramente rivedibili ma il loro dibattito era vivo come la condanna a sette mesi di carcere per oltraggio alle forze armate.

Oggi che il cinema non-cinema è un pacchetto venduto assieme ad altri (calcio, famiglia…) possiamo giocare a fare i critici non considerando chi ci ha preceduti, d’altronde il denaro come medium sociale ci costringe a fare i conti con virzì, la moglie, fabio de luigi e gli altri divenendovi degli inutili accessori.

[vedi FilmTV anno 26 n.44 del 30/10/2018 pag.42]

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