Combray

Fiat 500 lux

In Cinema, Cultura, Letteratura, Libri, News, Poesia, Politica on 9 marzo 2014 at 19:54

ladri di biciclette_1948

Le commesse dell’ Eurospin hanno spesso la faccia triste. Orde di orridi pensionati a 500€ al mese le aggrediscono con banconote sgualcite e decine di monetine da un centesimo.

Il film di Sorrentino vince l’Oscar ma c’è qualcosa che non mi convince. Per contrattempi vari non sono riuscito a vederlo, forse Oscar Wilde diceva di non aver fede nei contrattempi, ordiscono congiure o forse Briatore non ricordo.

Così scopro che Canale 5 lo trasmette, che Carlo Rossella gongola, che Piersilvio parla di cinema da esperto qual’è. Ogni volta che cambio canale c’è la pubblicità tanto che la confondo con il film, il film è criptato sul satellite che però trasmette demenzialmente in chiaro gli spot, vorrei addormentarmi come spesso mi accade quando vedo un bel film, ma non mi succede.

Poi all’improvviso vedo una nuova cinquecento guidata da Paolo Sorrentino (che bizzarria) che ne decanta le mirabilie, parcheggia scende e chiude la portiera. Lo spot recita, ma vado a memoria, Fiat 500 la piccola grande bellezza. Il film, gli spot, il regista in smoking che guida, la Roma da cartolina che viene attraversata dal veicolo silenzioso e suadente, il vanililoquio zeppo di stronzate di Sorrentino.

La mia concezione dell’artista, arcaica e superata, l’indipendenza intellettuale, la libertà prima che di parola di pensiero, la contrapposizione con il potere, la cassa integrazione di Mirafiori che si protrarrà per tutto il 2014, la nuova cinquecento assemblata in Polonia.

Cinema nuova serie, numero 2, 10 novembre 1948, cento lire. La guerra è appena finita, il neorealismo come fenomeno complesso e contraddittorio, nella rubrica Fiera delle novità, Gino Visentini recensisce un film appena uscito nelle sale “Ladri di biciclette”. Semplice, lineare, un articolo che spesso rileggo per capire cosa vuol dire parlare di cinema non abbarbicati in vuote sovrastrutture:

“Vittorio De Sica ha impiegato alcuni anni a trovare il soggetto congeniale, ma l’ha trovato al momento giusto e ha fatto suo il capolavoro. Alla base di un capolavoro è sempre il felice concorso di elementi e condizioni speciali; il suo prodursi dipende dal loro tempestivo incontro. Ladri di biciclette è stato il punto di questo incontro ed è assai probabile che d’ora in poi, quando si parlerà di De Sica, si dirà: il regista di Ladri di biciclette, come di René Clair si dice: il regista de Il Milione. Insomma De Sica è riuscito a fare interamente il «suo» film, un film dove «non succede nulla» dal punto di vista esteriormente spettacolare, ma dove nello stesso tempo «succede tutto» dall’altro punto di vista, quello del racconto poetico di un fatto reale, cioè verosimile e possibile ogni giorno. Così Ladri di biciclette risulta l’opera di un artista nel suo momento migliore”.

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